Origini e differenze tra Whisky e Whiskey

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Whisky o Whiskey? Qual è la grafia giusta? Sicuramente in molti avranno notato che sulle bottiglie di whiskey non sempre si trova la stessa forma. Qualche volta compare la scritta whiskey mentre altre volte troviamo scritto Whisky. Ma allora qual è il modo giusto di scriverlo? In realtà la risposta è piuttosto facile: sono giusti entrambi. La questione infatti non è “grammaticale”, piuttosto è una questione di origine. Infatti, per quanto il nome del prodotto sia piuttosto similare, si tratta di due distillati diversi, che hanno origine in due paesi differenti: Scozia ed Irlanda. Per l’esattezza, gli irlandesi lo chiamano e lo scrivono whiskey, mentre gli scozzesi riportano sempre whisky. Ma non è solo una questione di denominazione, o di origine. La differenza tra whisky e whiskey sono molteplici e riguardano non solo la grafia del nome, ma anche il metodo di produzione e i cereali utilizzati durante la distillazione. I due paesi continuano a contendersi la paternità di questo rinomato distillato, ormai da secoli. Una diatriba che sembra trovare soluzione (ne ora, né in futuro). Qualunque sia la sua origine (che tra poco andremo a scoprire) il whisky rimane uno dei più apprezzati alcolici al mondo, soprattutto se di qualità, come quelli venduti da MySpirits.it!

Whisky o Whiskey: storia di un distillato secolare

Per capire le differenze (non solo grafiche) tra whiskey irlandese e whisky scozzese è necessario fare un breve excursus nella storia di questa illustre bevanda. Il whisky è una bevanda alcolica che si ottiene dalla fermentazione e dalla distillazione di un composto di orzo ed altri cereali. Generalmente è fatto maturare in botti di legno (quercia o rovere) e la sua paternità è ancora oggi molto discussa tra Scozia ed Irlanda.

I due paesi anglosassoni sono i maggiori produttori al mondo di questo alcolico e, nonostante la denominazione leggermente diversa, alla fine le differenti tecniche produttive e le materie prime utilizzate, portano a realizzare due prodotti diversi. Gli Irlandesi sostengono che la sua invenzione sia opera, niente meno, che del loro stesso patrono, San Patrizio. Leggenda vuole che il Santo, di ritorno dall’Egitto, all’incirca nel V secolo d.C., introdusse sull’isola d’Irlanda l’alambicco. Insieme a questo strumento portentoso, il popolo d’Irlanda dichiara che il Santo portò con sé anche il segreto della nascita dell’arte della distilleria alcolica. Nonostante i miti però, agli Irlandesi mancano i documenti scritti che possano provare la loro versione.

Difatti la prima nota scritta nella quale si accenna alla distillazione del whisky, risale al 1494 e vede coinvolto un frate scozzese (John Corr). Dal canto loro, gli Scozzesi, ci tengono a precisare che San Patrizio è nato proprio in Scozia.

Differenza tra whisky e whiskey: non è solo questione di grafia

Quindi per ora è chiaro che non scrive whiskey irlandese, né whisky scozzese, ma al di là della grafia, cosa cambia veramente nel preparato e nella distillazione di questa bevanda alcolica?

La prima differenza riguarda la distillazione. Il whiskey irlandese prevede una tripla distillazione, durante la quale è impiegato orzo non maltato, assieme al malto vero e proprio. Nel prodotto scozzese, invece, le distillazioni sono solo due ed è impiegato esclusivamente malto d’orzo.

Whisky e Whiskey

Nella bevanda scozzese inoltre il malto è essiccato in forni alimentati a torba. I cereali, quindi, entrano in contatto con il fumo del forno e acquisiranno il tipico retrogusto d’affumicato. Nel whiskey irlandese invece l’essiccazione avviene in forni chiusi, pertanto i cereali non entrano in contatto con il fumo e il risultato finale è un prodotto più morbido senza l’aroma d’affumicato.

Altra differenza tra whisky irlandese o scozzese, sta negli alambicchi. L’irlandese è distillato in alambicchi discontinui, l’altro in alambicchi continui.

Passiamo adesso al disciplinare. Quest’ultimo è l’insieme delle regole che norma la produzione di questo prodotto. Tale regolarmente vuole che l’intero processo produttivo avvenga  esclusivamente in Scozia. La normativa prevede anche ulteriori specifiche, tra le quali quella relativa alla denominazione “Scotch whisky”, che è riservato solamente ai prodotti distillati nel Paese del Tartan. Il disciplinare prosegue specificando che il composto non deve avere più del 95% di alcol e deve essere affinato per almeno 3 anni in botti di rovere di non oltre 700 litri. Al composto possono essere aggiunti solamente acqua e caramello, vietate qualsiasi altre sostanze. Il prodotto finito deve avere almeno il 40% di alcol.

Whisky, whiskey e Bourbon

Si definisce Bourbon il whiskey composto da un mix di cereali che contiene almeno il 51% di mais e se la sua produzione è realizzata negli Stati Uniti. Anche il Bourbon possiede un disciplinare che risale al lontano 1964, approvato direttamente dallo stesso congresso americano. La produzione di gran parte di questo prodotto è realizzata nello stato del Kentucky. Nel caso del Bourbon l’alcol non deve superare più dell’80% e al composto non può essere aggiunto altro che acqua. Durante la fase dell’affinamento il contenuto alcolico non deve superare il 62% e l’invecchiamento deve avvenire in botti di rovere. Anche le botti devono essere realizzate con precise caratteristiche. Devono essere nuove e tostate, vale a dire bruciate, per un preciso lasso di tempo. Grazie a questo processo, il Bourbon acquisisce il tipico colore ambrato e l’inconfondibile sapore morbido e vellutato.

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