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Dici Caraibi e pensi a spiagge cristalline, mare da favola, palme e sigari. Accompagnati da un’armoniosa chitarra che fa subito estate. Forse ti verrà in mente anche un’altra tipicità di queste zone paradisiache: il rum.
Ogni isola se ne attribuisce la paternità e nessuna mente in maniera spudorata. Il prodotto è diffuso ovunque a queste latitudini. Nonostante vi siano differenze di lavorazione sensibili, infatti, la storia del rum è la storia dei Caraibi.
Rum caraibici: somiglianze e differenze
In questo splendido angolo del pianeta compreso tra la Florida e il Venezuela, ancora noto con l’antico nome colombiano di Indie occidentali, anche le isole più piccole vantano distillerie in grado di imbottigliare rum tra i più pregiati al mondo.
Ma che cosa hanno in comune questi spiriti prodotti ai Caraibi? E in cosa si differenziano?
Caratteristiche comuni dei rum caraibici delle Indie occidentali
I Caraibi non hanno rivali quando si parla di rum. Se non siamo esperti conoscitori potremmo fare fatica a notare le differenze tra quelli dello stesso tipo (giovane o invecchiato) prodotti sull’una o sull’altra isola. Ciò si deve al fatto che le somiglianze sono numerose.
Quel che accomuna i rum delle Indie occidentali è innanzitutto la zona di invecchiamento. Per scontato che possa apparire un rum caraibico, per potersi fregiare di questo nome, va invecchiato ai Caraibi. L’elevata temperatura e l’alto tasso di umidità di queste zone interagiscono con le botti in maniera unica.
Lasciar posare lo spirito su queste isole eleva la qualità del prodotto sia a livello olfattivo sia a contatto con il palato. Non solo, il valore della quota di evaporazione (o Angels’ Share, come si dice in gergo) è decisamente maggiore.
Un rum invecchiato in Europa evaporerà con una percentuale media intorno all’1 o 2% annuale, lo stesso prodotto a riposo in Guadalupa si ridurrà di una quota tra il 6 e l’8%, con punte di addirittura il 12%.
Quando si parla di invecchiamento di 15 anni, andrebbe sempre specificato dove esso sia stato portato avanti.
Le distillerie locali, inoltre, lavorano lo spirito controllandone ogni aspetto secondo usi radicati da decenni. I poli industriali puntano invece a massimizzare la produzione, senza curarsi troppo del rispetto del processo.
Principali differenze tra i rum caraibici
Vi sono anche alcune differenze tra i numerosi rum prodotti sulle isole dei Caraibi.
L’isola di Barbados produce uno spirito corposo, inconfondibile per gli esperti. Essi apprezzano l’acqua purissima dell’isola e la sua melassa, nota con il soprannome di oro nero.
Sull’isola di Martinica sono fieri del loro rum agricolo e non industriale. Gli alambicchi utilizzati sono quelli della tradizione e si utilizza principalmente zucchero di canna filtrato dalla melassa, più zuccherina e meno pregiata. Gli artigiani locali del rum, i distillatori del brand Clément, a gestione familiare da sempre, sono noti a livello mondiale.
Grenada non conta più di 100mila abitanti, tutti orgogliosissimi della loro principale esportazione: il rum. Gli spiriti locali sono noti per il loro contenuto alcolico: tra i rum più celebri imbottigliati su queste isole ne troviamo due che raggiungono volumi del 70% e 90%, considerevolmente più alti rispetto alla media dei concorrenti.
La denominazione di origine controllata
Per rendere quanto più trasparente possibile il processo di produzione, nonché per valorizzare e tutelare le distillerie caraibiche, numerosi Paesi hanno ideato etichette che garantiscono l’origine del rum delle Indie occidentali.
Ha iniziato la Francia, che nel 1996 per il rum agricolo della Martinica, territorio francese, ha introdotto un severo disciplinare. Esso garantisce la provenienza della canna da zucchero, la qualità del succo estratto, la tipologia dei lieviti e degli alambicchi per la fermentazione, la zona di invecchiamento e il grado alcolico. Ogni operazione è svolta nella terra d’oltreoceano.
In seguito sono nate ulteriori simili certificazioni che richiamano, in tutto e per tutto, le denominazioni utilizzate per garantire la provenienza dei vini.
I rum delle Indie occidentali: una questione culturale
Nel mar dei Caraibi il rum è molto più di una bevanda: è un’istituzione. In uno spazio geografico così circoscritto, il consumo di questa bevanda è un rito. Gli abitanti dell’arcipelago imparano come bere il rum fin dalla loro prima adolescenza.
A ognuno il suo spirito
A quanto si ritiene, il nome rum deriverebbe dalle ultime tre lettere della parola latina zucchero: saccharum.
Gli inglesi lo chiamano rum, i francesi rhum mentre per gli spagnoli è ron. Ognuno dei grandi colonizzatori delle Indie occidentali chiama a suo modo l’estratto di canna da zucchero. Tanto la differenza nel nome del rum quanto le diversità culturali tra i Paesi colonizzatori marcano la distanza tra gli spiriti prodotti sulle varie isole.
Gli inglesi si reputano gli inventori del rum, effettivamente nato per rinfrancare i marinai della Royal Navy. Gli spagnoli ritengono di averlo migliorato, grazie all’introduzione di tecniche d’invecchiamento specifiche che ne hanno smussato il forte sapore. I francesi si ritengono superiori ad entrambi poiché utilizzano il succo della canna da zucchero, scartando la melassa.
La produzione risente delle tecniche dei colonizzatori. La distillazione del rum è figlia di quella del whisky, quella del rhum deriva dalla lavorazione del cognac mentre per produrre il loro ron, i coloni spagnoli si ispirano alle tecniche di imbottigliamento del brandy.
Stili di Rum delle Indie Occidentali
Rum e bevande spiritose a base di canna da zucchero prodotte sui Caraibi sono tradizionalmente raggruppati in tre insiemi:
- Stile Francese;
- Stile Inglese;
- Stile Spagnolo.
Il rum in Stile Francese è detto anche rum agricolo. Fra i tre, è quello prodotto con la minore quantità di zucchero. Si ottiene con il succo di canna da zucchero e non viene ulteriormente dolcificato. Questo stile identifica i rum prodotti nelle colonie francesi come Martinica e Guadalupa e conferisce alla bevanda un sapore più secco e acidulo, che ricorda il Cognac.
Lo Stile Inglese contraddistingue il cosiddetto rum dei marinai. Esso ha origine sulle Isole Vergini britanniche e le Antille, ad esempio alle Barbados e in Jamaica. Prodotto su alambicchi di rame si presenta scuro, speziato e mediamente dolce. Lo storico Bumbu Rum, che ha superato i 100 anni di storia ed è uno dei simboli delle Barbados, è un esempio di stile inglese tra i più rinomati. Viene prodotto in maniera del tutto artigianale ed è invecchiato 15 anni.
Lo Stile Spagnolo caratterizza il rhum A.H.Riise e tutti quelli prodotti nelle vecchie colonie spagnole e nelle Indie Occidentali Danesi. Sul palato è più leggero e dal gusto più rotondo. La maggior parte delle persone lo trova facile da bere perché più morbido rispetto agli altri stili. Ciò si deve alla produzione in colonna di distillazione, che rimuove le impurità e gli aromi indesiderati. L’aggiunta di zucchero o melassa rende le miscele di rum spagnolo più dolci.
Sia il rum inglese sia quello spagnolo, così come le bevande spiritose a base di rum, sono tipicamente invecchiati in botti di rovere americano. Il processo offre note di vaniglia, struttura e finezza al gusto.

I più noti tipi di rum: giovane, invecchiato o dorato
Tutti i rum appena distillati, non presentano alcun colore. Lo spirito acquista tonalità grazie ad additivi naturali o al processo di invecchiamento nelle botti.
I rum giovani, generalmente invecchiati un anno, sono caratterizzati da aroma fine, persistente e sentori fruttati. Il loro colore è chiaro e sono denominati bianchi o leggeri. Sono ideali come basi cocktail.
Lo spirito invecchiato per un periodo medio, fino a 3 anni, si ripone in botti che abbiano precedentemente contenuto altri liquori (solitamente whisky) dandogli modo di acquisire nuovi colori e sapori. Parliamo in questo caso di rum invecchiato.
Quando la posa supera il periodo medio di invecchiamento, spesso di molto, arrivando a oltre 12 anni, ci troviamo in presenza di rum dorato, detto anche anejo. Lo spirito diventa corposo, fortemente aromatico, e va gustato liscio. Utilizzare un distillato con queste caratteristiche come base cocktail è fortemente sconsigliato.
Alcune etichette si specializzano in un solo tipo, altre li producono tutti.
Il rum è ormai noto in ogni angolo del mondo e puoi assaporarne il sapore autentico visitando il fornito store online di MySpirits dedicato al rum, adatto sia per il curioso che per l’esperto.
Quali sono i migliori rum caraibici?

È difficile stabilire quale sia oggettivamente il migliore tra gli spiriti di quest’area geografica e sarebbe inevitabile fare torto a qualcuno. Vediamo dunque i migliori rum dei Caraibi, al plurale.
Martinica
L’isola di Martinica, francese dal 1946, è un importante polo produttivo per il rum agricolo. Questo spirito è ormai considerato il super premium a livello mondiale e viene prodotto in buona parte su quest’isola, a causa della sua rigogliosa produzione di canna da zucchero.
Accanto al laboratorio Clément troviamo altre distillerie. Spiriti pregiati come il Rhum Trois Rivières nascono qui. Tutti i migliori rum prodotti su Martinica si caratterizzano per il loro metodo di lavorazione artigianale, il quale li rende particolarmente adatti a palati che sono già abituati ad assaporare il distillato o apprezzano i sapori pieni e corposi.
Giamaica
Sull’isola di Jamaica, ex colonia inglese, troviamo numerose etichette dal sapore robusto. Quello che caratterizza i rum giamaicani è il loro aroma fruttato, vinoso e spesso addirittura succoso, dovuto all’invecchiamento in botti di Sherry, segno distintivo dei distillatori di St. Catherine.
Tra le migliori segnaliamo le seguenti:
- Plantation Rum, distilleria dalla storia trentennale e dalla gamma variegata, per accontentare ogni palato;
- Duppy Share Caribbean Rum, frutto di una miscela di rum giamaicani e delle isole Barbados;
- J.Wray & Nephew Overproof, rum chiaro pensato per fare da base a drink come il punch di rum giamaicano.
- Eminente, ron il cui nome è tutto un programma: invecchiato 7 anni, è morbido e complesso, armonioso ma robusto, adatto ad ogni palato con la sua gradazione di poco superiore al 41%;
- Legendario, orgogliosamente cubano, come testimonia la bandiera in bella vista sulla bottiglia, è invecchiato secondo il metodo Solera, che posa assieme rum leggeri e non;
- Santiago De Cuba, ron leggero e morbido, viene proposto in tre fasi di invecchiamento: blanco (1 anno), anejo (5 anni) ed extra anejo (12 anni).
Panama
Il Paese che collega gli oceani grazie al suo stretto è meta significativa per i cultori del ron. La selezione di bevande spiritose da canna da zucchero di Panama è consistente. Un consiglio? Prova il Rhum Nation invecchiato 18 anni.
Cuba
I cubani sono maestri nella produzione del ron, come testimonia l’ampia gamma di spiriti prodotti sull’isola e producono uno dei distillati più famosi al mondo come l’Havana Club. La loro peculiarità è che sfruttano un processo ibrido, unendo tecniche proprie dei coloni spagnoli e inglesi. Le etichette consigliate sono le seguenti:
Guadalupa
Ex colonia francese, le bevande spiritose prodotte su quest’isola seguono la lavorazione agricola. I rhum della Guadalupa presentano aromatizzazioni alla frutta che accontenteranno chiunque ritenga troppo duro il sapore di questo distillato. Il Rhum Bologne, la cui storia inizia nel 1887, è il più celebre.
Repubblica Dominicana
Santo Domingo, destinazione celeberrima per le vacanze al caldo, è più nota come meta turistica che come luogo di produzione di distillati. Questa è una grave mancanza, perché i ron provenienti dalla Repubblica Dominicana non hanno nulla da invidiare a nessun altro e la produzione è molto vasta. L’etichetta El Dorado è tra le più rinomate. Nato e posato tra la Guyana e Santo Domingo, questo ron prevede anche una bottiglia denominata Demerara Special Reserve, invecchiata 21 anni in fusti ex-bourbon.
Trovare il migliore tra questi rum è un compito ingrato. Tutti trasudano l’anima delle Indie Occidentali e ne esportano il sapore in tutto il mondo. Non puoi volare ai Caraibi quando vuoi, ma ti ci puoi avvicinare sorseggiando un buon rum.